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1.1L.04 - Copernicus, Nicolau (1473 - 1543) - De Revolutio-nibus orbium coelestium, Libri 6 |
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1.1L.01 - Regiomontanus, Johannes (1436 - 1476) Epytoma Johannis de Monteregio in Almagestum Ptolomei, 1496 |
Il capolavoro di Niccolò Copernico uscì l'anno stesso della scomparsa dell'autore e leggenda vuole che egli ne ricevesse una copia sul letto di morte. La struttura del De Revolutionibus è simile a quella dell'Almagesto. Copernico illustra il sistema eliocentrico del mondo richiamandosi alle concezioni pitagoriche e ad Aristarco di Samo (III sec. a.C.) per poi affrontare, in termini matematici, il moto dei singoli pianeti. Come bene illustra lo schema che compare alla pagina 9v dell'opera, il Sole è immobile al centro del Cosmo e immobile è pure la sfera delle stelle fisse. La Terra e gli altri pianeti ruotano invece lungo orbite circolari intorno al Sole; unica eccezione la Luna che continua a ruotare intorno alla Terra. |
Dal IX secolo, la Mathematiké Syntaxis di Claudio Tolomeo (II sec. d.C.) cominciò a circolare in varie traduzioni arabe. L'appellativo "al-megisti" (= la più grande) attribuito alla opera dai matematici islamici fece si che, a partire dal XIII secolo, essa cominciasse a circolare in Europa con il titolo di Almagesto. Allievo di Georg Peurbach (1423 - 1461) all'Università di Vienna, Hans Muller di Konigsberg che latinizzo il proprio nome in Regiomontano accolse l'idea del maestro di preparare una introduzione all'Almagesto. L'Epytoma di Regiomontano ne evidenziava alcuni limiti. In questo modo, mentre contribuiva a diffondere il contenuto dell'Almagesto, l'Epytoma contribuiva anche a indebolirne l'autorevolezza. La pagina illustra il metodo di Tolomeo per determinare le dimensioni relative alla Terra, del Sole e della Luna |
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1.1.L.03 - Ptolemaeus, Claudius (II secolo d.C.) Almagesto |
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2.L.02 - Galileo, Galilei (1564 - 1642) - Sidereus Nuncius, Venetijs, 1610 |
Composto nel periodo di massimo splendore della scienza alessandrina, la Mathematiké Syntaxis (Composizione Matematica) di Claudio Tolomeo rappresentò per oltre un millennio il principale testo di riferimento per gli astronomi matematici. L'opera costituiva un trattato completo, ordinato ed esaustivo di tutte le conoscenze sui moti del Sole,della Luna, dei cinque pianeti anticamente noti e della sfera delle stelle fisse. Questa editio princeps appare corredata da accurati diagrammi, alcuni dei quali (p. 229) illustrano la disposizione delle principali circonferenze - eccentrico, epiciclo e equante - proposte da Tolomeo a regolare il movimento in longitudine dei pianeti. |
Scritto in meno di tre mesi, il Sidereus Nuncius, riassume le eccezionali scoperte celesti di Galileo, tra cui la natura terrestre della superficie lunare (qui si mostra la Luna al primo e all'ultimo quarto), e sottolinea la presenza dei quattro astri in orbita intorno a Giove come prova a favore della teoria eliocentrica di Niccolò Copernico. I satelliti di Giove furono battezzati da Galileo "Astri Medicei" in onore del Granduca di Toscana Cosimo II de' Medici, la cui opera fu dedicata. Galileo non inventò il telescopio, ma ebbe il merito di perfezionarlo e di rivolgerlo per primo al cielo, trasformandolo così in uno strumento scientifico che modificò profondamente lo studio dei fenomeni celesti.Il Sidereus Nucius fu stampato in soli 550 esemplari.
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2.L.01 - Galileo, Galilei (1564 - 1642) - Scritti di Astronomia -autografo, sec. XVII - XIX |
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2.L.03 - Galilei, Galileo (1564 - 1642) - Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari
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Quella qui esposta è una delle più importanti filze galileiane, che contiene tra l'altro la bozza autografa del <sidereus nuncius. Una parte importante del Sidereus Nuncius riguardava la relazione sommaria del modo tenuto da Galileo per sviluppare il telescopio. Nel giugno del 1609 Galileo aveva avuto notizia che in Olanda era stato realizzato da alcuni occhialai uno strumento ottico in grado di mostrare più vicini gli oggetti più lontani. Sulla base della sola descrizione ne aveva riprodotto uno con lenti da occhiali che ingrandiva appena tre volte.. Di questo telescopio Galileo tracciò nel monoscritto del Sidereus Nuncius una raffigurazione vagamente assonometrica che rese ancora più criptica nella versione a stampa. |
L'opera, edita sotto l'egida dell'Accademia dei Lincei del principe Federico Cesi (1585-1630) espone le osservazioni e le conclusioni scientifiche di Galileo Galilei in merito alle macchie solari. Utilizzando il telescopio per proiettare l'immagine ingrandita del Sole su uno schermo, le macchie solari erno state osservate anche da Christoph Scheiner. Galileo aveva osservato e studiato il fenomeno fin dal 1610 e nell'Istoria e Dimostrazione entrò in aperta polemica con lo Scheiner. Riferendosi apertamente al sistema copernicano, sostenne che i continui mutamenti dimostravano come le macchie fossero solidali al movimento di rotazione del globo solare e perciò localizzat sulla superficie o nell'atmosfera dell'astro. |
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