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Al di la della Luna; Beyond the Moon; Astrophotography; Astrofotografia; Danilo Pivato
 
AStrum 2009: Astronomia & Strumenti
Il patrimonio storico italiano quattrocento anni dopo Galileo

 

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?.?.?? - Astrolabio (o Planisferico)
 
 
1.S.o6 - Notturnale - Anonimo, XVII - Osservatorio Astronomico di Roma
L'astrolabio sferico sembra essere stato perfezionato e sviluppato dagli astronomi musulmani. Su tale oggetto furono scritti diversi trattati dal X al XVI secolo, e oggi sopravvive un unico strumento integro risalente al XiV secolo. Habash scrisse opere sull'astrolabio sferico e su vari tipi di astrolabi planisferici. Significativi potenziamenti dell'astrolabio furono concepiti in Andalusia nel XI secolo, quando Ibn al Zarqallu ideò la singola lamina universale chiamata shakkaziyya e un'altra lamina ad essa collegata chiamata zarqalliyya, dotata di due insiemi di indicatori relativi ai sistemi di coordinate eclittiche e equatoriali.

A differenza di altri strumenti astronomici che vantano origini molto antiche, il notturnale nacque all'inizio del XVI secolo, quando, per effetto della precessione degli equinozi, una stella relativamente brillante, cominciò a presentarsi abbastanza vicina al polo nord celeste da esserne usata come indicatore. Il notturnale permette di determinare l'ora della notte predisponendo i dischi di cui si compone per il giorno in cui ci si trova. Lo strumento esposto contiene in aggiunta una volvella munita di finestrella circolare per l'indicazione delle fasi e dell'età della Luna

 

 

 

           
 
1.L.02 - Apianus, Petrus (1501-1552) - Astronomicum caesareum, Ingolstadii, in aedibus nostri, 1540
 
 
1.1.S.04 - Adrien, Descroliers - Modello del Moto Solare - Fattura olandese, XVI sec.
Professore di matematiche all'Università di Ingolstadt, Peter Bienewitz, o Apiano fu autore di numerosi libri di Cosmografia e di Astronomia. Il suo capolavoro è senza dubbio L'Astronomicum Caesareum, dedicato all'imperatore Carlo V, che rappresenta il trionfo dell'Astronomia tolemaica in un epoca in cui la concezione geocentrica tradizionale cominciava a incrinarsi. La parte principale è costituita da una serie di strumenti di carta, detti equatoria, concepiti nel mondo islamico intorno al XI secolo, che permettono di calcolare in maniera relativamente agevole la posizione in longitudine e in latitudine del Sole, della Luna e degli altri cinque pianeti anticamente noti.
Malgrado la rassomilgianza che può a prima vista presentare con una più comune sfera armillare questo strumento costituisce la rappresentazione tridimensionale del modello planetario che Claudio Tolomeo aveva preposto al moto del Sole lungo lo Zodiaco secondo l'interpretazione datane da Georg Peurbach nelle Novae Theoricae Planetarum. All'interno di tre anelli che rappresentano l'eclittica e i coluri degli equinozi e dei solstizi sono collocati altri anelli piatti e traforati  che permettono d'illustrare in che modo il globo del Sole, incastonato in un sistema di orbi parziali, si muove eccentricamente rispetto alla Terra, supposta immobile al centro dello strumento.

 

 

 

           
 
1.1.S.05 - Adrien, Descroliers - Modello del Moto Lunare - Fattura olandese, XVI sec
 
 
1.1.5.03 - Giovanni Antonio Vanosino - Globo Celeste -- Roma, 1567

In parte molto simile al modello del moto solare, questo strumento illustra il più complesso caso del moto lunare in longitudine e in latitudine, senza escludere il fenomeno dell'avanzamento dell'apogeo lunare e della regressione dei moti lunari. In questo caso, all'interno dei tre anelli che rappresentano l'eclittica e i coluri degli equinozi e dei solstizi sono collocati vari anelli piatti e traforati che permettono d'illustrare in che modo l'epiciclo della Luna, incastonoto in un sistema di orbi parziali, si muove eccentricamente rispetto alla Terra, supposta immobile al centro dello strumento.

Questo magnifico Globo Celeste, probabilmente abbinato in origine a un corrispondente terrestre, era ritenuto nel XIX secolo quello appartenuto a Papa Giulio II del quale Isabella d'Este, figlia del Duca di Ferrara Ercole I, voleva fosse eseguita una copia. Di fatto molti indizi, tra i quali lo stemma che compare sulla base, già allora apparivano non confortare questa identificazione. In realtà il globo fu dipinto direttamente su una sfera con ossatura di legno e rivestita di gesso da Giovanni Antonio Venosino sotto Papa Pio IV. Il globo mostra le principali costellazioni tolemaiche in rappresentazione convessa speculari rispetto a come si vedono in cielo.

 

 
 
 
 
 
 
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