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Photo: Danilo Pivato © Copyright: - Images & texts 2017 - All rights reserved |
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The Analysis of Frame |
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WideField: Tabula RA: 04h 00m Dec: +30° 00' - [field: 28,6° x 35,7°] |
Considerando prevalentemente l'aspetto astrofotografico questa parte del cielo boreale è senza alcun dubbio tra le più spettacolari, ricca com'è di stelle luminose e oggetti deep-sky. La fotografia racchiude in se le seguenti costellazioni: nella parte alta ad oriente la costellazione dell'Auriga, mentre tutta la parte centrale superiore ingloba parte della costellazione del Perseus. La zona centrale sottostante invece è prevalentemente occupata dalla costellazione zodiacale del Taurus dove spiccano per bellezza ed estensione i due grandi ammassi galattici delle Pleiades e delle Hyades. Ad occidente seguendo il movimento siderale anticipa l'Aries, anch'essa dislocata sulla fascia zodiacale, mentre un piccolo lembo di cielo sempre nella parte inferiore, ma ad Est, è occupato dalla costellazione di Orion. |
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La stella più luminosa dell'immagine è: a Tau - Aldebaran, la quattordicesima stella più brillante del cielo. Da non confondersi con la presenza del pianeta Saturno, in realtà l'astro più luminoso dell'inquadratura, colto durante il suo transito del 2001, epoca a cui risale infatti lo scatto fotografico. L'immagine, come da dati riportati in calce al positivo a colori, è stata realizzata a cavallo della mezzanotte nel momento della culminazione superiore, il 16-17 novembre 2001 a 1750 metri di altitudine, approfittando di una notte molto trasparente e buia. La fotografia è il risultato di una singola e lunga esposizione ottenuta con la vecchia |
pellicola fotografica nel formato professionale di 60mm x 70mm, mentre il processo di trasformazione da analogico a digitale è avvenuto tramite scanner professionale ad alta definizione. La ricchezza del tettaglio e la profondità della diapositiva sono ragguardevoli, tanto da evidenziare una moltitudine di oggetti deep-sky. Essendo praticamente a ridosso della Via Lattea invernale l'area di cielo qui rappresentata è caratterizzata da molteplici stelle variabili - alcune d'interesse particolare essendo prototipi di alcune classi specifiche; ammassi galattici, nebulose ad emissione, nebulose a riflessione e di polveri oscure. Poche e rarefatte invece, com'è naturale aspettarsi, è la presenza di galassie con dimensioni importanti. In mezzo alla moltitudine di stelle è stata registrata anche una cometa, per la precisione la C/2000 WM1 (Linear) che all'epoca si presentò poco al di sopra della 6^ magnitudine - la cometa è individuabile vicino alla famosa stella b Per - Algol. Tra gli oggetti del cielo profondo che predominano il campo oltre ai due già citati ammassi aperti delle Hyades e Pleiades, spicca per dimensioni (se si considerano fotograficamente le estremità più deboli supera addirittura i 5° di lunghezza!), troviamo la nebulosa diffusa detta California (NGC1499), così soprannominata dagli anglosassoni per la somiglianza in fotografia a lunga esposizione che ricorda lo Stato americano. La nebulosa è del tipo ad emissione e si trova nella costellazione del Perseus. Altra caratteristica del campo non meno importante è la fitta e intricata rete di nebulose oscure, in buona parte appartenenti alla Taurus Dark Cloud che solcano trasversalmente l'intera inquadratura.
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E' in questa parte del cielo, per la precisione vicino alla stella di 3,9^ mag. o Per che nel gennaio del 1919 il celebre astronomo Edward Emerson Barnard iniziò a classificare e a compilare le "macchie scure del cielo" indicando con la sigla "B 1" - Barnard 1 (vedi immagine a destra la CHART 3) - il primo oggetto del suo nuovo catalogo. Tale lavoro vide luce sulla prestigiosa rivista accademica: The Astrophysical Journal con il titolo: "On the Dark Markings of the Sky with a Catalogue of 182 such Objects" - The Astrophysical Journal - Vol. XLIX - Number 1 - January 1919 - (immagine a sinistra), non riuscendo però a spiegarne il reale aspetto scientifico. Soltanto in un secondo tempo nel 1927 con l'aiuto di Miss Calvert, Barnard ampliò il catalogo aumentando il numero delle nebulose oscure portandolo a 349 oggetti pubblicando il memorabile: "A photographic Atlas of selected regions of the Milky Way" del Carnegie Institution of Washington D.C. Publ.,1927, 0 (1927), pervenuto a noi, rivisto ed aggiornato da Gerald Orin Dobek nel 2011 grazie all'edizione della Cambridge University Press (foto sotto).
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Tuttavia con questa immagine a grande campo si desidera commemorare le antiche vestigie, i meriti e le capacità tecniche di E. E. Barnard in vista poi dell'ormai prossima ricorrenza del centenario della pubblicazione del suo primo catalogo (2019), graficizzando dettagliatamente la mappa wide-field. Pertanto insieme agli altri oggetti deep-sky si è tentata la ricostruzione in grafica CAD - logicamente fin dove è stato possibile - elaborando la posizione caratterizzata sempre da forme mai ben definite. Per quanto riguarda invece il grado di opacità delle nebulose di Barnard si è fatto uso di opportuno tratteggio, in base alla classificazione attribuita ad ogni singola nebulosa riportata in letteratura.
Tutti gli oggetti inseriti nella wide-field fanno parte di una ricerca personale che ha portato via tempo e con la quale è stato possibile individuare alcune incongruenze tra i cataloghi e gli atlanti disponibili, trovando in alcuni casi mancanza di riscontri con i dati riportati sulla fonte autoritaria del database SIMBAD, prontamente segnalati ad Emmanuelle Perret del CDS "Centre de Donnees Astronomiques de Strasbourg" come nel caso di IC 353. |
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Danilo Pivato © Copyright: - Images & texts 2017 - All rights reserved |
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